GANZER INVESTIGATORE BRILLANTE O NARCOS?

Pubblicato il da ipharra.over-blog.it

Di: Paolo Signorelli (Giustizia Giusta)

E’ normale che per difendere la “democrazia”  gli  addetti  all’ordine  commettano  reati nel silenzio assordante delle istituzioni e  dei  gazzettieri.  E  se  se  ne  parla  è perché può essere funzionale nella lotta  continua  tra  poteri  dello  Stato.  Ins o m m a  l e  o p e r a z i o n i  d e l l e  “ b a r b e finte” divengono di volta in volta salvifiche  o  meritevoli  di  gogna.  

A  deciderlo  sono  i  magistrati  a  seconda dell’obbiettivo  politico  che  si  ripropongono. O per protagonismo.

La storia  italiana  dal  1945  sino  ad  oggi  è punteggiata  dalle  operazioni  a  regia dei  Servizi  sempre,  naturalmente, disponibili  ad  eseguire  le  direttive delle  strutture  istituzionali  da  cui dipendono. Tanto a coprire e gli uni e le altre c’è il Segreto di Stato. Le tecniche  usate  dalle  “barbe  finte”  sono state più volte disvelate dal Presidente emerito  Kossiga  che  ha  descritto  in quale  modo  ci  si  muovesse  nei  confronti  dei  “rapendi”  e  come  fosse  usanza  normale  far  rinvenire  nei  covi  o nelle abitazioni dei presunti eversori o dei comuni malandrini droga ed armi. Spesso  “quelle”  armi  (sporche)  che consentivano di incastrare i “sospetti”. Al  resto  ci  pensavano  i  collaboratori costruiti nei penti tifici di Stato.

Una classica operazione a regia fu quella nota come “Terrore sui Treni” organizzata  dal  Sismi  nel  corso  del- l’istruttoria  per  la  Strage  di  Bologna. L a  “ f a l s i t à ”  d e l l ’ o p e r a z i o n e  n o n impedì alla magistratura bolognese di utilizzarla  per  rafforzare  il  castelletto accusatorio  nei  confronti  dei  neri.  Di “quei” neri.

Ucigos,  Sismi  e  Sisde  ebbero  per decenni  carta  bianca  nelle  loro  inves- tigazioni.  E  tutti  al  tempo  tacquero perché  era  comodo  farlo.  Poi  fu  lo scontro tra guardie. Fu il tempo in cui De Gennaro riuscì a far fuori il suo ri- vale Contrada e a raggiungere i vertici della Polizia che degnamente, tra l’al- tro,  rappresentò  nei  massacri  del  G8 di Genova.

 

E  poi  intervennero  sullo  scenario investigativo  i  Ros  e  fu  scontro  tra Carabinieri  e  Polizia  di  Stato.  Uno scontro  duro  utilizzato  dalle  procure per  realizzare  le  loro  attività  teore- matiche.  Da  Mori  a  Ganzer  passando per Massimo Giraudo il poco ricordato tenente  che  usò  in  maniera  spregiudicata  e  quasi  sempre  illecita  i  suoi  poteri  speciali  per  aiutare  il  figlio  d’arte Guido Salvini a riaprire – ad istruttoria  chiusa  –  le  indagini  sulle  stragi  di Piazza Fontana e di Piazza della Loggia per incriminare i neri. “Quei” neri.

Di  tutto  accadde  e  tutto  passò  sotto silenzio, nonostante le nostre denunce.

E  sarebbero  passate  sotto  silenzio le attività criminali del generale Ganz- er se costui non avesse esagerato nella loro  personalissima  gestione  tanto  da indurre  la  Procura  di  Brescia  e  poi quella di Milano – dopo un incredibile rimbalzo  di  competenze  da  un  Tri- bunale  all’altro  -  ad  incriminarlo  con il suo vice Mauro Obinu (promosso nel frattempo  a  comandare  la  scuola  di formazione  dei  servizi  segreti!)  e  con altri  carabinieri  del  Raggruppamento Operativo.  

Accuse  a  dir  poco  pesanti che  andrebbero  dall’associazione  per delinquere alla detenzione di armi e di spaccio  di  droga,  in  osmosi  continua con  confidenti  e  con  trafficanti  arric- chiti  con  enormi  quantità  di  denaro provenienti dalle casse dei Ros. Armi e droga  che  andavano  e  venivano,  si “materializzavano e svanivano”.

E il fine? “Carriera. Potere. Visibil- ità”; per dirla con il pm Luisa Zanetti che  ha  chiesto  per  Ganzer  27  anni  di carcere.  In  questa  storia  non  c’erano carabinieri  (guardie)  che  combatte- vano  attività  illegali  ma  c’erano  cara- binieri  (ladri)  che  compivano  attività illegali programmate a fini di potere.

Narcos  di  Stato,  guardie  e  ladri  a ruoli  invertiti.  Alla  Di  Pietro.  Ed  a costoro  è  stato  consentito  per  5  anni (l’incriminazione  risale  al  2005  ma l’inchiesta  fu  aperta  da  Fabio  Salam- one , l’ “amico” di Tonino, nel 1998) di  continuare  a  gestire  le  più  delicate inchieste  (da  quelle  sul  terrorismo  is- lamico  all’  affaire  Bertolaso),  a  fare arresti clamorosi, a compiere spettaco- lari blitz. Per 5 anni l’imputato Ganz- er  ha  continuato  ad  occupare  il  suo posto  di  comando  appoggiato  (e  sarà interessante  andare  a  svelare  “il  per- ché”)  dai  governi  e  di  centrodestra  e di centrosinistra.

Una delle operazioni eseguite dagli scherani di Ganzer e di cui la stampa diede  il  massimo  rilievo  fu  quella  denominata  “Testuggine”  che  portò  all ’ a r re s t o  d i  n u m e ro s i  p re g i u d i c a t i veneti per “presunto” traffico di droga.

E qui va spiegato il perché io abbia usa t o  l ’ a g g e t t i v o  “ p re s u n t o ” .  D a t i  i precedenti  (sub  judice)  delle  guardie-ladri del Ros, e in particolare di Ganzer, chi può fornirci la certezza della liceità dell’operazione “antidroga” detta“Testuggine”?  Parola  dei  Narcos  di Stato? O non si potrebbe ipotizzare che operazioni  come  “Testuggine”  siano state programmate a regia e costituiscano un modo di ricostruzione dell’immagine  e  nel  contempo  di  conservazione  del  potere  tanto  generosamente  regalatogli  dai  camerieri  delle banche?  

E  allora  come  si  può  cantar vittoria  come  ha  fatto,  a  commento della  sentenza  di  condanna  emessa nell’aula bunker di Mestre, il pm Paola Tonini?  “E’  la  condanna  più  pesante che  abbia  mai  visto  applicare  per questo tipo di reato. Sì, non posso chedirmi  soddisfatta”.

 A  parte  l’antiestetica  gioia  per  la  sofferenza  altrui mostrata  dalla  giudichessa  ci  vien voglia di chiedere: ma costei non era a conoscenza  di  chi  fosse  il  generale Ganzer e del come fosse tanto “bravo”a costruire le prove? Prendi un cartoccio di coca ed una pistola con la matricola limata, le metti in un luogo nella disponibilità  dell’  “incastrando”,  aggiungi qualche intercettazione truccata e la soffiata di qualche collaborante alla ricerca di benefici premiali e il gioco è fatto.

 Vero  dr.  Borraccetti,  Procuratore  capo  dalla  lunga  esperienza e dalla carriera fatta nel perseguine i  “neri”,  lei  notoriamente  “rosso”, nei  costruiti  anni  di  pionbo?  E  poi a l c u n i  d i  c o s t o r o  è  i l  c a s o  d i Roberto Frigato  te li ritrovi tra gli imputati e aggiungi ad antiche gioie nuove gudurie.

Ci piace a tal punto evidenziare la schizofrenia tra i comportamenti delle giudichesse  Luisa  Zanetti  e  Paola Tonini.  La  prima  chiede  a  Milano  27 anni di carcere per Ganzer, la seconda gioisce  per  la  severità  delle  pene  in- flitte  a  Mestre  grazie  agli  investigati da Ganzer.

Questa  è  quella  che  in  Italia  si chiama  la  certezza  della  pena.  E  del Diritto.

Paolo Signorelli

 

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