COLONIA ITALYA -Seconda parte

Pubblicato il da ipharra.over-blog.it

Da: STAMPALIBERA

di Fabio Falchi

Adesso si può comprendere, quindi, che a bordo del Britannia si è giocata una partita che era tanto economica quanto politica, dacché l’obiettivo che si voleva perseguire era anche quello di impedire all’Italia di far valere la sua innegabile “vocazione mediterranea”, per svolgere un ruolo di protagonista nella ridefinizione degli equilibri di potere in un’area del mondo che già allora, per la scomparsa dell’Unione Sovietica, ridiventava centrale nella politica internazionale.

Se da un lato i potentati economici occidentali riuscivano ad impadronirsi dell’”azienda Italia”, dall’altro, i circoli atlantisti si garantivano, azzerando quasi del tutto il ruolo politico del nostro Paese, che i politici italiani non potessero essere di ostacolo ai loro piani.

Certo, ciò sarebbe stato quasi impossibile se “Mani Pulite” non avesse già spazzato via la vecchia classe politica socialista e democristiana, che, pur con tutti i suoi difetti e per quanto corrotta fosse, si sarebbe recisamente opposta alla liquidazione del nostro patrimonio pubblico, non fosse altro che per difendere le proprie posizioni di privilegio.

Una volta eliminato il ceto politico della Prima Repubblica, si sono potute gettare le basi per il nuovo corso della politica italiana, imperniata su un sistema di “falsa” contrapposizione tra destra e sinistra e tra governo ed opposizione, in cui la “sinistra” più che ambire a governare, con i rischi che comporta, pare avere il ruolo di controllare il governo del Cavaliere per conto dei “poteri forti”, potendo, in ogni caso, partecipare a pieno titolo alla “spartizione della torta”,  a livello locale e regionale. Un controllo, del resto, non affatto inutile, se si tengono presenti alcuni “giri di valzer” (dall’accordo tra Eni e Gazprom su South Stream agli investimenti in Iran e alle relazioni con la Libia) di Berlusconi. Scelte (forse dovute più al fiuto dell’uomo d’affari che ad una logica politica tesa a salvaguardare l’interesse nazionale) non affatto gradite oltreoceano; tanto che si è fatta una repentina quanto goffa marcia indietro.

Mentre l’opposizione “colorava” di viola la protesta contro Berlusconi, ma incanalandola attentamente secondo una direzione ben precisa, onde non venir meno alla propria funzione di “cane da guardia” delle lobbies che “battono bandiera occidentale”, Berlusconi recitava il “mea culpa” in Israele e il  Ministro degli Esteri sbatteva la porta in faccia all’Iran ed alle nostre imprese (tra cui l’Eni), senza curarsi del fatto che l’Italia è il primo partner commerciale europeo di quel Paese.

Perfino l’amministratore delegato  dell’Eni cercava di compiacere i nostri “alleati”, proponendo un compromesso grottesco, e addirittura dannoso per la stessa Eni, tra South Stream e Nabucco.

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post