USA: riforma sanitaria, o vittoria di Pirro?

Pubblicato il da ipharra.over-blog.it

Da: CONTROINFORMAZIONE

New York Times. «Bene, ma svanisce la promessa bipartisan»
«Riforma sanitaria, finalmente» titola l’editoriale, che parla di «un trionfo per le migliaia di americani che sono state vittime di un sistema sanitario inefficiente» e di «un risultato di proporzioni storiche» per Obama. In un commento David E. Sanger scrive: «Che sia un risultato di proporzioni storiche o un suicidio politico – probabilmente entrambe le cose – resta il fatto che il presidente è riuscito dove Clinton aveva fallito. La riforma rischia tuttavia di essere molto pericolosa in vista delle prossime elezioni di metà mandato e nel dibattito Obama ha perso qualcosa: è svanita la promessa di una Washington bipartisan in cui la razionalità a la calma sostituissero il battibecco. Mai nella storia moderna una riforma sostanziale è passata senza neanche un voto dei repubblicani».

Washington Post: «Risultato storico»
«Yes we did», può dire Obama, non più «Yes we can». Per E. J. Dionne «a Washington qualcosa è davvero cambiato» e per capire la portata della riforma bisogna considerare «cosa avrebbe rappresentato la sconfitta». I democratici sarebbero diventati «uno zimbello» su un tema che fa parte della loro identità di partito fin dai tempi di Harry Truman.

Wall Street Journal: «Affari sporchi e disprezzo per la democrazia»
Il secondo pezzo più letto dell’edizione online è un attacco di Kimberley A. Strassel alle trattative che hanno portato al voto per riforma: «affari sporchi, minacce palesi, promesse non mantenute e disprezzo per la democrazia». Chi ha votato Obama con la speranza di vedere una nuova politica a Washington «ricorderà questo spettacolo a novembre».

Politico.com: «Vittoria per Obama, non per i democratici»
Secondo il sito dove scrivono alcuni tra i più noti analisti di politica americana «la vittoria, quasi inconcepibile un mese fa, rappresenta una immensa e immediata spinta per Obama, non per i democratici. Per alcuni di loro, con le elezioni di novembre, c’è il rischio di estinzione politica».

Cato.org: «940 miliardi? Molto di più»
«Non è una riforma della sanità, ma una riforma contro la sanità» esordisce il sito libertario. Si basa pesantemente «sul controllo dei prezzi, tasse e multe per punire i medici, gli ospedali e le imprese innovative che vendono farmaci e device medici». Se «avessimo trattato gli agricoltori, le aziende alimentari e negozi di alimentari» in questo modo qualcuno si aspetterebbe di avere «cibo migliore o più economico?» La legge, inoltre, non costerà 940 miliardi come detto da Obama, ma molto di più.

Huffington Post: «Svanisce il sogno della mutua all’europea»
Sul seguitissimo sito di informazione, Robert Kuttner sottolinea come il discorso fatto sabato da Obama abbia ricordato quelli che tanto hanno fatto sognare l’America durante la campagna elettorale. Non mancano, però, le critiche da sinistra: il presidente non ha fatto la mutua pubblica sul modello Europeo come promesso.
Il Sole 24 ORE


 

Premessa doverosa; noi crediamo fermamente nel ruolo positivo dello Stato. Siamo certi che una sanità pubblicadetentrice di un valore ed un ruolo sociali, sia una ricchezza ed una conquista, e che non debba esser vista come lesiva di sedicenti libertà individuali.

Detto questo riteniamo la riforma Obama sulla sanità USA una di quelle astute mosse demagogico/elettorali, a cui ci ha abituato il nostro “venditore di tappeti” di Chicago.

I facili entusiasmi mediatici, l’onnipresente appellativo di “storico” per ogni starnuto che questo presidentino fa, celano una profonda ignoranza di fondo.

Noi non abbiamo letto le 2.800 pagine dell’Obamacare ma, da quello che abbiam scoperto su alcuni canali indipendenti, riteniamo doveroso sospettare che dietro alla strabordante retorica mediatico/progressista, si celino i bassifondi del più classico connubio tra interessi privati, in questo caso quelli delle assicurazioni bisognose di un nuovo “parco buoi” da sfruttare, e calcolo elettorale.

Obama gode di una popolarità più che dimezzata, rispetto ai trionfi d’inizio mandato. Il Presidente  aveva già dovuto salvare le banche e gli istituti finanziari che lo avevano sostenuto nella sua corsa alla presidenza, creando un deficit di bilancio spaventoso, era dunque giunto il turno delle assicurazioni, che dietro la retorica del “Yes we can!” possono ora celare meglio la loro ingordigia. Negli USA non è nata una sanità pubblica, come in Italia vien detto, è solo stato camuffato un pensante intervento governativo a tutto vantaggio di un settore privato, le cui reali ricadute sulle casse USA si faranno sentire solo nel 2018.

Quello che riteniamo opportuno chiederci è se per il 2018 l’americano medio reggerà un ulteriore aggravio fiscale, a tutto svantaggio del proprio stressato bilancio economico.Visto il declino dell’ex super potenza non c’è da farsi illusioni su di una ripresa salvifica, che possa reggere un fardello decisamente oneroso.

Se venissero fuori gli scheletri nell’armadio di questa vicenda,  cosa non certo improbabile, quella che oggi è salutata come una  grande prova di forza di Obama, si tramuterebbe presto in una vittoria di Pirro.
 
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