“Un buon ragazzo abbronzato”

Pubblicato il da ipharra.over-blog.it

Di: Fernando Volpi

Da:Socialismonazionale.wordpress.com


Dopo la crisi lampo scoppiata a seguito dell’attacco al cargo turco che trasportava materiali di prima necessità alla disastrata popolazione della Striscia di Gaza, da tempo  costretta a vivere in una sorta di riserva indiana, sembra essere tornato il sereno nei rapporti tra la Casa Bianca e Tel Aviv.


Non ci aspettavamo certo conseguenze diplomatiche di chissà quale entità che, a quanto pare, nemmeno la stessa Turchia sembra voler porre in essere con assoluta convinzione, ma di sicuro non pensavamo nemmeno che un attacco militare a civili, ordito con determinata premeditazione e compiuto in totale spregio di ogni diritto, potesse scivolare via così come sta avvenendo. Potremmo chiamarla potenza dei potenti e miseria dei vigliacchi. O forse squallida opportunità politica.


I potenti – e prepotenti – sappiamo benissimo chi siano ed è inutile commentare ulteriormente  quanto accaduto. Per quanto riguarda i vigliacchi e le loro miserie vale la pena soffermarsi anche brevemente sul contegno del Ministro degli Esteri italiano per rimarcare il penoso ed ipocrita atteggiamento da esso tenuto, che si è sostanziato in una dichiarazione ufficiale di un’ambiguità disarmante cui non è seguita la benchè minima presa di distanza politica e diplomatica dall’azione perpetrata ai danni di un paese che è pur sempre alleato. A tal proposito, infatti, vale la pena ricordare che, mentre la Turchia è a tutti gli effetti un membro della Nato – e dunque alleato organico dell’Italia – la stessa cosa non la si può dire di Israele, con il quale esisteranno sì rapporti bilaterali e diplomatici, ma non sanciti da un’ alleanza militare. Questo se si parla di politica ufficiale; se invece si va sull’ufficioso, su ciò che rimane sotto traccia grazie ai buoni uffici delle varie consorterie e lobbies, allora il discorso è senz’altro ben diverso. E pure illuminante sulla ipocrisia del signor Frattini.


Una buona fetta di squallore politico tocca invece alla Turchia che, con ogni probabilità, continuerà a fare la voce grossa per gettare un po’ di fumo negli occhi ad un’opinione pubblica ancora in fermento, salvo poi chetarsi piano piano e ricevere in cambio dai sinistri burocrati degli organismi internazionali (leggasi ONU) totale libertà di movimento sulla questione della minoranza etnica curda che – non lo si dimentichi – è costata la testa a Saddam Hussein e a molti dei vertici del partito Baa’t.


Si ripropone dunque quel sistema dei (dis)equilibri di cui parlavamo in un articolo di qualche settimana fa. Lo si chiami (dis)equilibrio o doppiopesismo ma sta di fatto che una ristretta cerchia di Stati, in rappresentanza di una risicata minoranza della popolazione mondiale e per di più a seguito dell’attività politica svincolata da ogni presupposto di vera democrazia di una piccola casta la cui targa è ben nota a tutti, determina le sorti di masse enormi di uomini e donne che, nella migliore delle ipotesi sono costretti a guardare e a commentare amaramente l’ingiustizia eretta a sistema, ma nella peggiore si trovano a dover vivere in un lager a cielo aperto cui ipocritamente viene riconosciuta piena sovranità. Insomma, oltre al danno anche la beffa!


Non appare dunque casuale che giorni fa il Primo Ministro sionista abbia incontrato il Presidente USA Obama e che, alla fine della visita ufficiale, sia stato diramato un comunicato nel quale si riconfermava l’ormai lunga e consolidata amicizia tra i due paesi, con la sig.ra Clinton che addirittura si è lasciata andare a dichiarazioni euforiche, quasi avesse trovato l’uovo di Colombo della definitiva convivenza pacifica dell’area mediorientale.


La misera realtà è ben altra cosa. Il fatto è che i due simboli dell’attuale amministrazione americana, che agli occhi dei molti apparivano come la reincarnazione dell’american dream e che nel corso della lunga campagna elettorale che li ha visti prima avversari nelle primarie e poi alleati alle presidenziali avevano apertamente criticato Israele per la sua politica smaccatamente ostile ad accordi di pace (si legga a tal proposito un volume illuminante quale “Israel lobby” edito da Mondadori), oggi si trovano a doversi rimangiare tutto quello che hanno detto in giro alla gente comune durante la campagna elettorale.

 

Così come si sono ritrovati a partorire una riforma sanitaria, scacco vincente di Obama alle elezioni, che interessa pochi milioni di persone in un paese che ne conta oltre 250 milioni. Così come, pur minacciando pedate nel deretano in ossequio a quella teatralità che non gli fa difetto, in realtà non è ancora riuscito a far pagare un centesimo alla BP che sta inquinando mezzo Oceano Atlantico o a farle sigillare quel maledetto pozzo che svuota petrolio tutti i santi giorni


Ai poveri cristi della strada non resta che accettare con disincanto la cruda realtà, ovvero come non ci sia niente di nuovo sotto il cielo…..anche con un “bravo ragazzo abbronzato” molto abile con le parole.


FERNANDO VOLPI

 

 

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