Cermis: finalmente la verità

Pubblicato il da ipharra.over-blog.it

Di: Francesco Napolitano

Cermis, i Marines Usa: «È stata colpa nostra»

TRENTO – Dopo tredici anni arriva la «verità» sulla tragedia del Cermis del 3 febbraio 1995. La «verità» – da sempre sostenuta in val di Fiemme e in Trentino – su quel Prowler americano in volo di addestramento, che ha tranciato i cavi della funivia facendo precipitare al suolo la cabina. Dopo tredici anni e due processi che non hanno reso giustizia alle venti vittime della tragedia del Cermis del 3 febbraio 1998, spunta un documento redatto dalle forze armate americane a meno di un mese di distanza dal disastro – pubblicato ieri in esclusiva dal quotidiano «La Stampa» – che indica una chiara ammissione di responsabilità.


Un «mea culpa» a lungo negato dall’apparato militare americano. Eppure così chiaro a nemmeno un mese dalla tragedia: «Colpa nostra, dobbiamo pagare per queste vittime». Il rapporto degli americani . Il documento porta la data del 10 marzo 1998. In calce la firma del comandante dei Marines, Peter Pace, che aveva incaricato il generale Michael De Longe di condurre un’inchiesta, alla quale per l’Italia avevano partecipato i colonnelli Orfeo Durigon e Fermo Missarino. La richiesta avanzata dal governo italiano a quello Usa di rinunciare alla «giurisdizione personale sui quattro membri dell’equipaggio», cade nel vuoto e così l’inchiesta rimane in capo a Pace, che firma il rapporto investigativo.


Una ricostruzione che inchioda gli americani alle loro responsabilità: «La causa di questa tragedia è che l’equipaggio dei Marines ha volato molto più basso di quanto non fosse autorizzato, mettendo a rischio se stesso e gli altri. Raccomando che vengano presi i provvedimenti disciplinari e amministrativi appropriati nei confronti dell’equipaggio, e dei comandanti, che non hanno identificato e disseminato le informazioni pertinenti riguardo ai voli di addestramento. Gli Stati Uniti dovranno pagare tutte le richieste giustificate di risarcimento per la morte e il danno materiale provocato da questo incidente».

L’equipaggio e le carte sbagliate .

 

Sull’aereo militare decollato dalla base di Aviano (denominato EA-6B) ci sono il pilota e capitano Richard Ashby, il navigatore Joseph Schweitzer, il capitano William Raney e il capitano Chandler Seagraves. Quella squadra, si ricorda, non era nota per episodi di «flat hatting», ovvero di volo spericolato. Tuttavia Ashby il 24 gennaio era stato richiamato per essersi tenuto troppo basso durante una missione. Secondo quanto ricostruito il 2 febbraio è Schweitzer a studiare la rotta per il volo di addestramento a bassa quota. Il punto è che lo fa sulle carte sbagliate.

 

Perché? Il comandante dello Squadrone, tenente colonnello Muegge ed i suoi assistenti non avrebbero informato direttamente i piloti sulle nuove limitazioni (da qui la richiesta di Pace di sanzionare anche loro). Dall’agosto 1997, infatti, il governo italiano ha introdotto nuove regole sui voli a bassa quota nella nostra regione: è vietato scendere sotto i 2000 piedi, ovvero i 700 metri. Eppure quella direttiva, come le carte che indicavano la presenza della funivia, ricostruisce «La Stampa», vennero trovate nella cabina dell’aereo. Mai visionate.

L’Adige 14 luglio 2011.

 

Cermis, promossi due marines responsabili della strage del 1998

Ha sollevato sdegno la notizia che due dei marines americani che facevano parte dell’equipaggio che causò la tragedia del Cermis nel 1998 (20 morti) siano stati promossi e decorati dall’esercito. Si tratta di William Raney, decorato per le operazioni svolte in Iraq nel 2002 e il capitano Chandler Seagraves, promosso maggiore nello stesso anno. A rivelarlo è stato, in un’intervista, l’avvocato che seguì la vicenda per conto dei parenti delle vittime.


L’episodio, che molti ricorderanno, risale al 3 febbraio del 1998 quando un jet Prowler americano tranciò un cavo della funivia di Cavalese provocando la morte di 20 persone. Nell’intervista, rilasciata dal legale dell’associazione vittime “3 febbraio” Giuseppe Pontrelli al quotidiano “Avvenire”, l’avvocato rimarca con soddisfazione che quando ci sono state recentemente delle violazioni al divieto di sorvolo, gli abitanti della zona e anche esponenti politici di ogni schieramento hanno avuto una reazione dura e compatta”. “Ci siamo fatti sentire con il nostro governo -prosegue Pontrelli- ed episodi del genere, fino ad oggi, per fortuna non sono più successi”.


A sette anni di distanza dalla strage, l’avvocato che ha difeso l’associazione nel breve tragitto della causa davanti alla giustizia italiana ricorda poi come sono stati risarciti i parenti delle vittime e sottolinea che anche quest’anno sono state organizzate “manifestazioni nel giorno dell’anniversario” di quella tragedia. “Due anni e mezzo fa il nostro governo ha versato l’indennizzo – spiega Pontrelli – In termini tecnici si tratta di un “atto di liberalità”, in quanto un risarcimento vero e proprio si ha solo quando si celebra un dibattimento, ma in questo caso non si è mai celebrato”. Lo Stato italiano, prosegue il legale dell’associazione “3 febbraio”, “ha anticipato l’intera somma, 3,8 miliardi di vecchie lire per ogni vittima. Poi, seguendo il Trattato di Londra, gli Usa, in quanto responsabili della tragedia in un “Paese ospitante”, hanno risarcito il 75% dell’intera somma all’Italia”.


Il 3 febbraio 1998, mezz’ora dopo il decollo dalla base Nato di Aviano, il Prowler americano tranciò il cavo della funivia che da Cavalese porta all’Alpe del Cermis; in cabina c’erano 19 sciatori e il manovratore e nessuno si salvò. I 4 marines a bordo del jet finirono sotto inchiesta negli Usa, ma evitarono il processo per omicidio colposo plurimo. Alla fine solo due furono condannati, ed espulsi dai Marine, per “ostruzione della giustizia” e “condotta indegna”, il capitano pilota Richard Ashby e il co-pilota Joseph Schwitzer, per aver rimosso e distrutto la videocamera dell’aereo.


Gli altri due marine, i due navigatori che dovevano individuare gli ostacoli, furono appunto assolti e successivamente “premiati” per i loro meriti durante missioni in Iraq.

Tgcom 3 febbraio 2005

 

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